Riflessioni sul Fumetto

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Da ”Partenogenesi: riflessione scritto-grafica sulla nona arte di Maria C.Magilla Torre”

Risposte dell’Autore di ”Desnuda” Marco Turini

Riflessione su contenuti e comunicabilità.

1) Quali credi che siano le caratteristiche che rendono adatta una storia ad essere raccontata a fumetti piuttosto che sotto forma di romanzo o pellicola?

Io penso che il fumetto per una storia e’ piu’ o meno come lo sono le fondamenta per una casa, ha in se la ”regia”, il ”concept”, lo ”storytelling”, la ”recitazione” ….tutti aspetti fondamentali per raccontare una storia al meglio. La letteratura ad esempio alcuni aspetti li lascia alla fantasia del lettore, nel fumetto invece puoi dare tutti gli eleementi che poi possono esserev ripresi in caso di trasposizione cinematografica, ad esempio….Queste caratteristiche rendono il mezzo adatto per qualsiasi storia, non vedo quindi dei limiti per nessuna storia ad essere raccontata a fumetti.

2) Anche le trame e le impostazioni narrative delle storie a fumetti sono cambiate molto nel corso del tempo. In virtù di cosa spiegheresti questo cambiamento?

Il media Fumetto e’ tra le varie Arti una delle piu’ giovani e quindi con grandi evoluzioni possibili ancora. Credo che l’evoluzione di un linguaggio relativamente giovane faccia parte del normale percorso, sono molto curioso di leggere le varie evoluzioni nell’epoca di Internet ad esempio.

3) Molti giovani si avventurano oggi nel mondo dell’editoria a fumetti, affidandosi molto spesso a scuole di preparazione specializzate nel settore. Quali credi che siano i modelli seguiti dalla maggior parte di essi?

Non saprei rispondere perche’ distante dal mondo dei giovani autori negli utlimi anni. Posso pero’ dire che avendo insegnato fumetto in passato sono sempre piu’ convinto che le scuole siano poco utili, mentre proporrei agli autori di seguire i grandi come Alberto Breccia, Andreas ecc..

4) Il sogno di ogni neofita consiste nel riuscire, al più presto, a guadagnarsi da vivere attraverso la propria opera. Cosa ti sentiresti di consigliare a un giovane che aspira al mestiere di fumettista oggi?

Consiglierei di ”scegliere”, se non si vuole scendere a compromessi la strada puo’ essere molto piu’ difficile dal punto di vista lavorativo. Il Fumetto e’ anche mercato e, in Italia in particolar modo, e’ composto da editori improvvisati che spesso non hanno capacita’ di valorizzare i nuovi talenti e non riescono neppure a promuovere cio’ che pubblicano. Personalmente ho scelto una via in linea con me stesso che fortunatamente non contrasta troppo con il mercato ( perche’ le due cose non necessariamente si respingono ).

5) Il messaggio contenuto nelle trame delle storie a fumetti si evolve di continuo ed è radicalmente cambiato rispetto agli albori. Come credi che potrebbe evolvere ancora, nei contenuti, questo mezzo di comunicazione?

Credo che il Fumetto ( come ogni mezzo espressivo ) si evolvera’ sempre piu’ dal rendere il lettore da ”passivo” ad ”attivo”. Immagino esperimenti di storie che cambiano sia per tematica che per contenuto in base al parere delle persone, che cio’ avvnga tramite un blog, una storia a ”percorsi” o qualcosa di simile ad un videogioco non lo so, sara’ l’evolversi della tecnologia che dara’ risposte in merito.

6) Un narratore si guarda intorno e registra nelle sue storie ciò che sente della sua contemporaneità. In merito a ciò, quanto di ciò che concerne la realtà attuale è presente nel tuo lavoro?

Inevitabilmente e’ totalmente presente. Nel mio fumetto E.v.a. dove immaginavo il mondo tra circa 2000 anni ho realizzato alla fine una metafora di questo. Credo che un po’ ogni autore abbia una molla per raccontare da cio’ che vorrebbe dire della realta’ che lo circando quotidianamente.

7) Sul fumetto e sul suo ruolo sociale hanno sempre, e a lungo, dibattuto piccoli e grandi autori, tra questi Will Eisner in particolare. A tuo avviso, rispetto ai tempi di cui amava parlare Eisner, il fumetto ha oggi la dignità che merita?

No, non ce l’ha, e’ evidente. Il fumetto in ogni cultura ( seppure in ruoli diversi ) e’ percepito come Arte minore, a mio avviso e’ un errore in quanto tra le varie arti e’ la piu’ completa.

Credo che vada pero’ detto che tra le motivzioni di questa poca considerazione di nobilta’ ci sia in origine la nascita del media come modo di agevolare la lettura ai bambini o verso chi non aveva voglia di concentrarsi nella lettura di un libro….poi il percorso e’ diventato ben diverso ma questa origine ”povera” ha lasciato il segno.

Riflessione sul ruolo del fumetto tra arte e intrattenimento.

1) C’è chi considera il fumetto arte, chi semplice intrattenimento, chi un mezzo di comunicazione. Tu come consideri il fumetto? Lo collochi in una di queste tre categorie o hai un’idea più personale?

Ho un idea personale, la parola Arte ha perso il suo significato da anni e quindi usarla e’ talmente generico da apparire senza senso. Di certo se penso al Fumetto lo penso a pari dignita’ con la pittura con il cinema o con la letteratura. Se queste sono Arti lo e’ anche il Fumetto, se non lo sono non lo e’ anch’esso.

2) Oggi esistono molte fiere di fumetto in tutto il mondo, con un’affluenza di pubblico davvero impressionante. Un autore di fumetti com’è considerato secondo te dal pubblico?

Poco, meno di quello che si pensa. Alle fiere partecipavo fino qualche anno fa e, come tutti gli autori, realizzavo degli sketch per il pubblico, oggi mi ritrovo alcuni di essi rivenduti su ebay! In sostanza il cosiddetto ”fan” che fa la fila per avere un tuo ricordo spesso lo fa non perche’ apprezza il tuo lavoro ma per averne un rendiconto personale, quindi come e’ considerato l’autore? Io se mi facessi fare un autografo dal mio cantante preferito non lo rivenderei su ebay.

3) Il nostro paese ospita fiere molto importanti, come Lucca Comic and Games e Napoli Comicon. Come credi tuttavia che sia percepito il mondo del fumetto in Italia?

Purtroppo non basta che una fiera si chiami ”Comcs” affinche’ questo riveli l’interesse culturale per l’argomento. La fiera di Lucca ha si molti spettatori ma quanti sono li solo per il fumetto? quanti sono li per i games o per l’interesse nei cosplayer? Drasticizzando ancor piu’ la domanda: Quanti di essi conoscono autori come Alberto Breccia? Io ricordo che nel 1990 ( ero ancora piccolo ) vidi Alberto Breccia ( allora era ancora vivo e vegeto ) aggirarsi tra gli stand assolutamente ignorato da tutti. Per chi non lo sapesse il grande autore Argentino e’ colui che ha creato le basi per grandi autori conosciutissimi oggi come Frank Miller o come Hugo Pratt….

4) Anche in altri paesi, come Francia e America, esistono fiere di fumetto di grande importanza. In base alla tua esperienza, come pensi che sia concepito il fumetto all’estero?

Ho partecipato alla fiera di San Diego che viene considerata la piu’ grande al mondo, li’ il fumetto e’ inserito nell’entertainment…ai banchi vedi disegnare grandi autori di fumetto al fianco di attori che rilasciano autografi, il concetto di Fumetto li emerge come totalmente assmilabile a telefilm, vidogiochi eccc…

5) Oggi la cultura nipponica, grazie alla diffusione capillare dei suoi albi a fumetto, è diffusissima tra i giovani del nostro paese. Perché, a tuo avviso, il fumetto giapponese ha conquistato così tanto il pubblico italiano?

Perche’ ha un linguaggo diretto che si appoggia a stereotipi universali. Il bambino che piange disegnato in modo manga ha gli occhi grandi, le lacrime evidenti ecc,,la sua espressivita’ non si appoggia alla realta’ ma ad una iconografia che e’ dentro l’uomo e che arriva in modo immedito. Ho avuto occasione di discutere con un importante editore nipponico che mi spiegava come il fumetto li’ e’ letto ( in gran parte ) da persone che nel contempo attendono in metro o che fanno altro, per questo il linguaggio anche visivo deve essere immediato, diretto.

6) Il mercato del fumetto sta risentendo parecchio di questa invasione orientale e vige uno scontento generale. Come dovrebbe reagire un autore di fumetti italiano a questo fenomeno?

Facendo cio’ che preferisce fare, non credo si debba inseguire il mercato….tutt cambia, cio’ che oggi non va domani potrebbe andare.

7) Noi italiani abbiamo segnato un’epoca importante della storia del fumetto, con autori indimenticabili come Pratt, Battaglia, Magnus e molti altri. A tuo avviso, cosa è cambiato oggi, rispetto ad allora, nel distinguere dalla moltitudine di nomi un grande autore?

Per mia colpa sono fermo al mercato di fumetto di qualche anno fa, seguo poco i nuovi utori, Premesso cio’ ritengo che grandi autori di fumetto come una volta non ci siano, essenzilmente perche’ sono cambiati gli spazi e il mercato che a volte rigetta che meriterebbe, quindi magari ci sono pure ma non li conosciamo.

Riflessione su tecnica e mercato.

1) Oggi si vedono pubblicati un sacco di storie dai generi più disparati. Quali credi che siano le caratteristiche che rendono un fumetto “commerciabile”?

Credo che non ci siano regole, tutto e’ molto in evoluzione e risponde a strategie non calcolabili.

2) Ultimamente si sente tanto parlare, soprattutto tra chi è “addetto ai lavori”, di fumetto “d’autore”. Che cosa credi che si intenda con questa terminologia?

Tecnicamente si dovrebbe intendere un fumetto scritto e disegnato dalla stessa persona, ma con il tempo il termine ha preso molto variabili…oggi, secondo me, si usa per sentirsi migliori ” io faccio fumetto d’autore, tu no” e solitamente viene associato al termine Graphic Novel, che tecnicamente si userebbe per i cartonati a colori ma che oggi si usa con lo stesso intento spocchioso di cui sopra.

3) Le tecniche hanno subito grandi innovazioni durante la storia di questo mezzo di comunicazione. Quanto pensi che questa evoluzione abbia influito sullo sviluppo dello stile degli autori?

Moltissimo.Mi scuso se prendo nuovamente ad esempio Breccia ma lui era famoso per sperimentare tecnica, ebbene, sono convinto che oggi passerebbe le giornate con photoshop.

4) Sugli scaffali si trovano affiancati prodotti delle più diverse provenienze e qualità. Quali sono i fattori che determinano il tipo di offerta dei titoli che troviamo in libreria e nei negozi specializzati?

Vorrei rispondere in modo idealista ma constato che il 90% dell’offerta nasce da una visione degli editori che, come detto sopra, spesso sono incompetenti.

Fortunatamente pero’ il mercato deve anche inseguire i gusti e quindi in mezzo agli scaffali dei capolavori si trovano sempre.

5) Il fumetto indubbiamente richiede abilità tecniche non indifferenti per la sua realizzazione. Pensi che il pubblico percepisca questa realtà tanto da usarla come criterio di scelta?

No, assolutamente. Il grande pubblico, quello inesperto tecnicamente , non distingue e per certi versi e’ giusto cosi’ perche’ la tecnica a che serve se non si fa capire anche a chi nn e’ obbligato a conoscerla? Quindi possono capitare autori come Liefild che sbagliano in modo palese anatmie o ombre ma che per un alchimia magica vengono capiti dal grande pubblico.

6) Ormai moltissimi autori preferiscono mezzi digitali, più rapidi e “puliti”, a matita e china. Credi che il computer soppianterà definitivamente i mezzi tradizionali?

No, non lo credo. Io uso moltissimo le tecniche digitali ma non ho abbandonato la china. Ritengo che le cose coesistano, come un po’ tutte le vicende umane…Quindi una parte del lavoro puo’ essere fatta a mano e magari perfezionata in seguito con tecniche digitali per esempio.

7) Il digitale è entrato a pieno regime a far parte della quotidianità in una frazione di anni incredibilmente breve,. Un’evoluzione del fumetto in tal senso come credi sia stata incoraggiata?

Il fumetto digitale oltre che un aspetto tecnico e’ anche un aspetto pratico. Fare modifiche, cambiare tonalita’ ecc.. e’ una procedura veloce e fattibile in photoshop, diversa storia per uan tavola a colori in acrilico dove le modifiche sono un problema….quindi il digitale e’ incoraggiato da qualsiasi editore anche perche’ gli permette un maggior controllo sul risultato finale.

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